martedì 10 marzo 2009

Sabato scorso, Domenica con lei, oggi penso. La.

eccoci qui. dopo una giornata da stress sul lavoro, ma non ne voglio parlare....voglio parlare del bel fine settimana che ho passato.
Sono andato a Milano al Leoncavallo perchè volevo vedermi un concerto di pizzica e tarantelle varie, avevo voglia di ballare e avevo voglia di trovare una compagna. Vado da solo. Arrivo presto verso le 22 e mi faccio un giro nella libreria allestita al suo interno, tra i libri c'erano dei lecca-lecca che hanno attirato la mia attenzione fin dall'inizio. Lecca-lecca verdi invitanti, quelli della Zia "Maria". Dopo un buon 20 minuti mi avvicino al ristoro del centro sociale e mi prendo un menù salentino data la serata (ciceri e tria e cotoletta di manzo). Mi siedo e mangio. L'aria della festa e la mia solitudine attiravano gli occhi di attente fanciulle. Mi sentivo calamita...l'energia c'era ed era giusta come la cottura del piatto della domenica in famiglia. Avevo anche appena tagliato i capelli e venivo da un aperitivo con amici scarsamente mangereccio quindi finita la mia cena mi accingo allo spazio concerto e da quasi subito trovo un amico che è solito trovarsi lì. Ci salutiamo ci raccontiamo le novità gli offro da bere una birra e io un rosso...quando una giovane donna al sentire della nuova canzone partita di gira in cerca di un ballerino e guarda me, mi sorride e piega il capo indicandomi l'invito, io porgo il bicchiere al mio amico e scusandomi con lui rispondo al sorriso con un altro e via con il ballo. La mia giacca in pelle (o finta pelle...nn so) finisce per terra dietro una transenna... mentre danziamo abbiamo già una platea di spettatori...adoro queste cose mi fanno sentire bene, bravo e bello e vaffanculo un pò di sano orgoglio che rinforza la stima in sè. Finisco il mio ballo e ci ringraziamo l'un l'altro...nel ballare non sentivo quella energia istintiva di fame tra corpi, di unione, ma è stato comunque bello scambiarsi gli sguardi. Ad un certo punto vedo il mio ex chitarrista del gruppo e non è solo. Lo saluto e mi viene naturale di presentarmi alle sue amiche F. e C.. Tornerò quindi a parlare con il primo amico incontrato che intanto mi restituisce il bicchiere e ritorniamo a riempirlo al bar. Mi giro poggiando la schiena al bancone e parlando con lui guardo avanti. In quel momento un fascio di luce gialla calda, attraversa il suo viso (Lei)...lo scorgo sereno solare trasparente e sono i suoi occhi che mi dicono vai. Un azzurro cristallino che saranno stati gli occhi della natura. E' la stessa persona che ho appena conosciuto e che però non avevo visto bene in quanto era buio. Lascio il mio amico e mi avvicino repentino con la scusa più banale che ci sia, della sigaretta anche se non sono un fumatore abituale, lei infatti stava per accendersene una. I sorrisi e la matematica hanno fatto il resto.

La matematica.
Se ci fosse la matematica allora tutto sommato tu non saresti male.
Anzi.
Se avessi una lingua per le mani sarebbe senza dita, non condita, senza sale. Toscana appunto.
Se fosse un punto di vista sarebbe quello per cui penderebbe a sinistra, come lei e la sua torre.
Di Pisa.
Se non avessi perso tempo sarei già stato con lei dappertutto.
Ovunque.
Se avesse i capelli corti sarebbero neri e che comunque si farebbero prendere perchè è più eccitante tirare il capo quando si fa quel sesso.
Punto e da capo.
Se fosse un animale...gliel'ho già detto sarebbe un animale del centro africa perchè aveva il mento + il sorriso + il naso da macaco come l'etichetta di una marca di abbigliamento young fashion che non so se esiste.
Bella.
Davvero un bel visetto, quel sorriso felice da far sorridere anche i salici piangenti.
A 34 anni,,,anzi a trentaquattro anni che suonano come mangiare arachidi e patatine insieme, è un numero serio, di quelli che ti diresti -emmò che faccio?-
Siamo andati a letto ed è stato come girare un film a metà tra il rosso e il nero, aveva le calze verdi foresta all'imbrunire che mi piacevano molto e con quei due colori della riga di sopra ci stava benissimo. Il rosso è la passione che abbiamo vissuto, quello scoparci da persone adulte prese da alcool e caldo, come Morrison uomini e Morrison donne che si rovesciano e sono i gomiti su terra bruciata da tennis mentre noi sporchi dalle nostre impronte digitali, macchiati da umori e segnalati da rumori di fiati ne siamo usciti bene, già, come nelle Reflex amatoriali, su cento foto una da incorniciare la trovi. Ti incornicerei e ti consumerei, tu che sei lo yogurt e ad ogni mio passaggio ti assaggerei col cucchiaino lasciandoti il sorriso di sempre come quando alle torte col disegno scegliamo che parte mangiare prima e magari lasciamo per ultimo il particolare del disegno che ci ha attratto.
Il mio pezzo, hai mangiato tanto il mio pezzo e faceva sempre caldo sabato tra le lenzuola della tua amica, lei che gentilmente ci ha ospitato nella sua camera spostandosi a fianco, pareva che tutto fosse combinato per noi, il concerto, l'arci che si paga, io che vi accompagno, il vino, la ganja, ganesh, la perdita nel bagno e quella tua che più che una perdita è stata una rivincita. Uno ha cercato e (ti) ha trovato fra le parentesi una porta.

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Illuminami d'immenso