lunedì 28 luglio 2008

a T. che mi ha dato dickinson

Quella poesia.
Quella poesia è la mia curiosità.
Ti rivelo un dettaglio di me.
Importante, io mi rifugio qui come le api mi nascondo e non morirà nessuno dopo di me. Attendo i prati verdi come le onde al mare. Subisco i sorrisi inquieti delle donne altrui e mangio mie cucine. Salgo guardando culi e mi masturbo seduto contro il prato senza trifogli dondolando il mio bacino come i bambini quando fanno i capricci e non mostrano il viso. Racconto di Catherine M. e di un'amica. Ricevo una poesia e le stelle che ti hanno sfiorato le braccia mi hanno fatto cadere le mie a riposare sul tuo pensiero erotico. Donna dalla olivastra pelle che insegna di vite altrui ad altri. Ed io che a guardarti stavo come ad aspettare l'aereoplano dei cibi piccoli, già ti mangiavo con le orecchie immaginandomi i tuoi suoni per mezzo del mio piacere. Desiderio di storia dell'architettura e guide dentro romaniche chiese. Mi piacciono. Guidami. Questo e non, sono io. Ora che mi hai scoperto puoi fare la mia tana.
Uno, che c'è ma non si vede.

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Illuminami d'immenso