sabato 17 gennaio 2009

La mia vittima

Siamo laccati di rosso come sangue e siamo distanti kilometri ma possiamo toccarci. Siamo energia e non la sentiamo. Ascoltiamo rumori, origliamo i vicini che scopano e a noi piace immaginarceli. Siamo fottutamente indisposti e ci cerchiamo ovunque. Siamo confusi e ci dicono -proforma- con semplicità come se fosse bello prenderselo nel culo moralmente. Già siamo italiani oppure già siamo italiani. Ha due significati che pensiamo al -Già- come constatazione oppure pensiamo al -già- come indicante di qualcosa è avvenuta e quindi ne sia ora per conseguenza. Se ti parlassi in questo modo e ti avessi di fronte mi piacerebbe sottolineare che tra un Già maiuscolo e un già minuscolo entrerei nella tua chioma fluente...palpeggiando i tuoi pensieri come un culo nella calca di un autobus nell'ora di punta appena usciti da lavoro. Stiamo per andare a mangiare...e io ti palpeggio sconosciuta...ti palpeggio il pensiero di te seduta ad una sedia nera laccata mentre noi rossi di passione ci accendiamo una sigaretta e muoriamo con lei dentro la stessa. RiPasso, passione. E se tutto fosse straordinariamente musica maestra come Battiato. Lo immaginiamo perso tra le sue dita che mantengono le tempie cercare il collegamento con questo testo esattamente come tu che mi leggi cerchi ora. Dove voglio arrivare? Dove vorrà andare questo Uno che siamo Tutti. Questo Uno che come tanti cerca di arrivare al fine, o alla Fine. Se avessi la lingua per parlarti ti bacierei perchè so che ti piace, a tutte le donne piace il bacio e sarà retorica che odio, ma voglio dire questo anche se un pizzicore sento allo stomaco. Moralismo. Sono ancora lì a palpeggiarti e ti giro intorno, non palpeggio mai guardando negli occhi perchè mi piace nascondermi tra le fila di sguardi indiscreti che potrebbero vedermi, e tremo ma tu no. Come una autentica falsa ti giri per farmi la ramanzina ma uscirai dall'autobus come famosi sulla passerella, dall'alto dei tuoi 12 cm di tacco fingerai di burlarti di me e ringraziandomi col tuo culo all'insù ti farai fotografare dai marciapiedi ad elevarti ancora più in sù. Del culo e dei tacchi. A omaggiarti ci saranno anche i pali della luce che si inchineranno illuminandoti la strada e le vesti. Solo le persone rimarranno a bocca asciutta e senza parole, come nelle chiese serpeggeranno misteri che parleranno di te e di quanto sei bona e bastarda. Ma fanculizzando il mondo intero e sopratutti te stessa tornerai a dannare il tuo corpo perchè sempre ingrato o in grado di contenerti nei limiti della bellezza che fu che è e che sarà altrove. Ma tu dove sei? Al di là del tuo corpo tu dove sei? Non ti trovi nel cassetto dei ricordi e cerchi di fare la puttanella per saperlo, ti piace e ti vergogni, sembra fatto apposta questo cerchio per non farti capire. E se la risposta fosse nella ciclicità delle cose? Se non esistesse un inizio e una fine ma solo il ciclo? E qui molte di voi penseranno al mestruo di voi...a quel periodo consolatorio che vi dà certezza di essere donne e sofferenti. Già o confusi già, perchè essere il contrario di sofferente è essere donna.
Non dò risposte. Domando, come il presentatore di un programma, pianificando risposte domando. Però non ho un piano. Sorrido
Senza che voi ve ne siate accorti io però nella mia mente ho già scopato con la mia vittima ennesima. Già.

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Illuminami d'immenso