domenica 15 marzo 2009

bARESITà


BARESITA' / Il carretto dei carciofi parcheggiato in sosta... riservata
di CONCITA LEOZAPPA
carretto carciofi in divieto di sosta
Romantico, trasgressivo e raffinatamente creativo. L’uomo meridionale così s'appalesa in quest’effigie. Che ritrae, su evoluti fotogrammi digitali, l’antica e nostalgica immagine di un carretto col cavallo. Un raro gioiellino parcheggiato sul ciglio di un boulevard barese (e non di una mulattiera qualsiasi, intendiamoci) in quel del Rione San Pasquale, addì 14 marzo 2009. Quasi evocando un dipinto di Claude Monet, quel giardino mobile e pensile al tempo stesso, meravigliosamente traboccante di scarti di cima di rapa locale, si staglia a mezzogiorno lungo la via. Abbondante, rigoglioso, prosperoso. Il veicolo, nella fattispecie «biruote a quattrozampe, trazione anteriore, un cavallo - motore, rigorosamente Euro 4 (hp non pervenuti)», si dimostra talmente forte dell’orgoglio ortofrutticolo meridionale da aver placidamente l’ardire di sostare, lungo il ciglio del boulevard, innanzi ad un divieto. Innanzi ad un cartello stradale che delimita e riserva la sosta per disabili. Quest’ultimo mera e volgare effigie dell’uomo civile, civilizzato e civilizzatore dei tempi moderni che impone di non sostare in sua corrispondenza. Che impone un divieto, una proibizione, un impedimento. Insomma impone.

Ma, signori della corte, come può cotal divieto, o qualsiasi divieto altro, imporsi a cotal espressione d’arte? Può siffatto carretto, perfettamente allineato al marciapiè, può, domandiamoci, esser tacciato forse di trasgressione? Può siffatto carretto, fiduciosamente lasciato alle sole cure dell’equino e delle sue briglie, può, domandiamoci, esser incriminato forse di inosservanza delle norme imposte dalla società civile? Assolutamente no, signori della corte. Assolutamente no (e mi rivolgo a voi giudici di codesta corte), se dall’alto delle vostre toghe inamidate, dall’alto delle vostre lignee poltrone riusciste a scorgere al di là d’ogni cartello impositore. Riusciste a scorgere al di là d’ogni striscia longitudinale continua ed ammirare. Ammirare proprio lì, in basso, la Bellezza. La Bellezza di un Sud che altro non è che un carretto fieramente anticonformista. Fieramente libero e creativo, nonostante su quel carretto, tra le frasche pendule ed abbandonate, il sudore trabocchi più delle foglie di carciofo e rapa.

15/3/2009

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